Informazione e politica
I bravi giornalisti sanno cogliere la notizia e sanno come informarci, i politici dei nostri giorni invece non elaborano politiche, appartengono al genere delle persone furbe.
Oggi abbiamo bisogno di informazioni e di coloro che trasformano queste informazioni in strategia. Possiamo fare a meno dei furbi che calcolano solo il loro tornaconto. Occorrono invece statisti, ma peccato, ne siamo sforniti. Non mancano però i demagoghi che non si confondono con i populisti - quelli che esprimono un'opinione pubblica la più insipiente - piuttosto sanno mettersi a loro capo e con le lusinghe ne raffreddano le intemperanze. E questo è pure un bene.
Tuttavia il panorama socio-politico non è dei migliori. Inoltre, ci si abitua a confondere l'informazione con la politica.
L'Acquarius, la nave dell'organizzazione non governativa (Ong) italo-franco-tedesca che trasporta 106 migranti (altri 523 da qualche giorno trasbordati in una nave della Marina) è stata una notizia elevata al rango di "politica" per un tentativo di soluzione all'accoglienza dei migranti da parte del Vice Presidente del Consiglio (VpC) Matteo Salvini con l'eco indistinto dei canali di informazione.
La notizia è quella di una nave che da qualche giorno si trovava nel mediterraneo con 629 persone a bordo in cerca di un lido in cui continuare a sperare nel futuro ormai inesistente nei paesi di origine. Per una qualche ragione (possiamo immaginarla ma è trascurabile) il nostro VpC ha intimato al nocchiere di non approdare in alcun porto italiano.
Da qui i giornalisti meno bravi e i demagoghi, prontissimi ad allearsi, hanno iniziato a gettare benzina sul fuoco non limitandosi alla notizia ma trascinati dall'atteggiamento di fermezza assunto dal VpC, l'hanno traslata nell'ambito politico. Ne hanno fatto un motivo di esegesi della politica del nuovo Governo. Ma di politico non ne vedo nemmeno l'ombra.
Compiacersi di aver trovato la soluzione ad un evento indesiderato non ha nessun nesso con la politica seppure la soluzione sia giunta da un organo del Governo di uno Stato appartenente e promotore, di una giurisdizione più ampia qual'è l'Europa. Se quest'ultima ha avuto un sussulto per il risveglio della questione dei migranti è perchè anch'essa è priva di una strategia che non è stata prontamente affrontata. Ormai sono decenni che il problema si pone e ripropone ma nè in Europa tantomeno il nostro Governo, impegnato non per poco dal trattato di Dublino, si sono preoccupati di elaborare una strategia che regolasse tale fenomeno.
E' allora certo che una nave che trasporta persone che scappano dalla propria terra, in mezzo al mare da qualche settimana, deve pur essere assistita. Aiutata quella gente che cerca un ricovero in qualche parte del mondo. E tutto ciò non può che fare notizia.
Trovare o imporre una soluzione nell'immediato, d'altra parte, non è fare politica.
Una buona politica sarebbe stata reiterando un comportamento risolutivo già adottato in altra stessa occasione, come conseguenza di una strategia della migrazione.
Ma quale comportamento debba essere adottato a fronte del fenomeno della migrazione non se ne conosce ancora. Di quale politica parliamo?
Oggi abbiamo bisogno di informazioni e di coloro che trasformano queste informazioni in strategia. Possiamo fare a meno dei furbi che calcolano solo il loro tornaconto. Occorrono invece statisti, ma peccato, ne siamo sforniti. Non mancano però i demagoghi che non si confondono con i populisti - quelli che esprimono un'opinione pubblica la più insipiente - piuttosto sanno mettersi a loro capo e con le lusinghe ne raffreddano le intemperanze. E questo è pure un bene.
Tuttavia il panorama socio-politico non è dei migliori. Inoltre, ci si abitua a confondere l'informazione con la politica.
L'Acquarius, la nave dell'organizzazione non governativa (Ong) italo-franco-tedesca che trasporta 106 migranti (altri 523 da qualche giorno trasbordati in una nave della Marina) è stata una notizia elevata al rango di "politica" per un tentativo di soluzione all'accoglienza dei migranti da parte del Vice Presidente del Consiglio (VpC) Matteo Salvini con l'eco indistinto dei canali di informazione.
La notizia è quella di una nave che da qualche giorno si trovava nel mediterraneo con 629 persone a bordo in cerca di un lido in cui continuare a sperare nel futuro ormai inesistente nei paesi di origine. Per una qualche ragione (possiamo immaginarla ma è trascurabile) il nostro VpC ha intimato al nocchiere di non approdare in alcun porto italiano.
Da qui i giornalisti meno bravi e i demagoghi, prontissimi ad allearsi, hanno iniziato a gettare benzina sul fuoco non limitandosi alla notizia ma trascinati dall'atteggiamento di fermezza assunto dal VpC, l'hanno traslata nell'ambito politico. Ne hanno fatto un motivo di esegesi della politica del nuovo Governo. Ma di politico non ne vedo nemmeno l'ombra.
Compiacersi di aver trovato la soluzione ad un evento indesiderato non ha nessun nesso con la politica seppure la soluzione sia giunta da un organo del Governo di uno Stato appartenente e promotore, di una giurisdizione più ampia qual'è l'Europa. Se quest'ultima ha avuto un sussulto per il risveglio della questione dei migranti è perchè anch'essa è priva di una strategia che non è stata prontamente affrontata. Ormai sono decenni che il problema si pone e ripropone ma nè in Europa tantomeno il nostro Governo, impegnato non per poco dal trattato di Dublino, si sono preoccupati di elaborare una strategia che regolasse tale fenomeno.
E' allora certo che una nave che trasporta persone che scappano dalla propria terra, in mezzo al mare da qualche settimana, deve pur essere assistita. Aiutata quella gente che cerca un ricovero in qualche parte del mondo. E tutto ciò non può che fare notizia.
Trovare o imporre una soluzione nell'immediato, d'altra parte, non è fare politica.
Una buona politica sarebbe stata reiterando un comportamento risolutivo già adottato in altra stessa occasione, come conseguenza di una strategia della migrazione.
Ma quale comportamento debba essere adottato a fronte del fenomeno della migrazione non se ne conosce ancora. Di quale politica parliamo?