4. Il legame con il clima e l'umidità.
Le speranze che l'estate possa arginare la COVID-19 si stanno affievolendo con il passare delle settimane, ma alcuni studi sostengono che il clima mite e l'elevata umidità possano rallentare la diffusione dell'infezione, forse interferendo con l'integrità strutturale del virus. Se anche fosse, si tratterebbe però soltanto di un lieve vantaggio in termini di tempo e non certo di un fattore protettivo o di un'immunità. L'unica certezza per il momento è che la pandemia ha fatto saltare la COP26 di Glasgow, la conferenza sul clima di novembre 2020.
5. Il tasso di letalità.
Quante tra
le persone con COVID-19 muoiono? È la domanda che ci poniamo dall'inizio
dell'epidemia e alla quale, finché non saranno effettuati test sierologici degli anticorpi che chiariscano quanti sono stati realmente i contagi, non sapremo rispondere. Fin dall'inizio è stato chiaro che i numeri forniti dal quotidiano bollettino della Protezione Civile non sono quelli reali dell'epidemia, e che sull'alta letalità del virus in Lombardia ha influito un'altissima percentuale di casi sommersi, perché sintomatici e non testati o perché asintomatici.
6. Si diventa immuni?
E per quanto?
In Italia, l'unica immunità di gregge che abbiamo testato è stata quella comportamentale:
scegliendo di rimanere a casa ci siamo protetti l'un l'altro impedendo
al virus di circolare liberamente e riproducendo - con molti sacrifici -
l'effetto ricercato nei vaccini. Nei guariti si trovano anticorpi neutralizzanti
che impediscono al SARS-CoV-2 di propagarsi tra le cellule, ma al
momento non è chiaro quanto duri questo effetto: lo sapremo solo
ripetendo più volte i test degli anticorpi sui sopravvissuti
all'infezione. In mancanza di dati certi, l'idea che si possa
contrastare il virus semplicemente espondendo la popolazione alla
COVID-19 e contando sull'effetto protettivo dei guariti suona più che altro come un cinico esperimento sociale.
7. Quali organi coinvolge.
In principio si parlava dei soli sintomi polmonari, poi sono emerse evidenze sui danni della COVID-19 al sistema cardiovascolare. Sappiamo che il virus può colpire i reni, il fegato e il tratto gastrointestinale,
mentre stanno emergendo alcuni (più rari) casi di sintomi neurologici
come confusione, deliri, crisi epilettiche, infezioni cerebrali. I dati
che abbiamo suggeriscono che il virus o la reazione immunitaria ad esso
provochino danni multiorgano, ma quali siano questi organi lo si sta
apprendendo sul campo, attraverso l'analisi delle esperienze dei
pazienti.
8. Da quanto è tra noi.
Se è chiaro
che il mercato di animali vivi di Wuhan sia stato legato alla prima,
visibile ondata di casi, non tutti gli epidemiologi ritengono che il passaggio del coronavirus da animale a uomo sia avvenuto in quel contesto. Un recente studio su Nature ha ipotizzato
che il SARS-CoV-2 possa aver fatto il salto di specie ben prima, e
abbia continuato a circolare nell'uomo in una forma innocua, prima di
creare le condizioni che hanno provocato l'attuale epidemia.