La vicenda del Covid 19 e una soluzione per l'economia

La vicenda del Covid 19 e una soluzione per l'economia




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Oltre ai terremoti, ai diluvi e ponti che cadono il nostro Paese per primo in Europa ha dovuto subire e sta di nuovo subendo ondate di Sars-Cov 2 divenuta una pandemia. Ha mietuto morti, ha rovinato famiglie, imprese, allentando indirettamente ancora di più l’economia con il lockdown deciso dal Governo.
Tuttavia al di là dell’aspetto clinico che indubbiamente è grave perché del virus conosciamo poco e siamo sprovvisti di vaccini efficaci per debellarlo, vorrei soffermarmi sull’aspetto risarcitorio per coloro che ne hanno subìto un danno economico in special modo le aziende.
Non possiamo però dimenticare coloro che per sorte avversa ci hanno lasciato e in punto di morte non hanno potuto avere il conforto dei propri cari, chi ha dovuto subire l’indelebile dolore per la scomparsa dei propri familiari e amici. Per loro va il nostro cordoglio e di tale sventura purtroppo ci rimane la rassegnazione quando ne abbiamo la forza di accettarla.

Per un Governo la pandemia è una questione di posti letto per assicurare un’assistenza ospedaliera da riservare di diritto ad ogni cittadino poi a seguito della decisone di lockdown anche un problema di economia nazionale.
Ma così non c’è stato rappresentato.
L’accento è stato posto sulle precauzioni da prendere per evitare la diffusione dell’infezione. Forse nella rapidità dello sviluppo del contagio, sarebbe stato più efficace comunicare che il dramma dell’epidemia prima che si fosse trasformata in pandemia, di lì a poco doveva essere la irricevibilità negli ospedali a causa della congestione che si sarebbe creata nei pronto soccorso e il conseguente esaurimento dei posti letto e fare appello alla responsabilità di comportamento di ciascun cittadino. Questo senz’altro si sarebbe potuto fare al solo scopo di allarmare la popolazione come si usava fare con il suono della sirena in caso di bombardamento.
Il Covid 19 è un bombardamento silenzioso che non si sa dove va a colpire.
Doveva essere posta l’enfasi sulla probabile impossibilità di soccorrere.
Il Governo poi, ha pensato bene al risarcimento operando però in maniera non del tutto efficiente ed efficace quando era ed ancora è possibile individuare strumenti più adeguati a compensare il danno subìto e predisporsi per affrontare il futuro sconfitto il virus cinese.
La considerazione da fare è distinguere il mancato reddito causa appunto il lockdown, dal danno patrimoniale subìto.
In caso di terremoto, il danno è certamente patrimoniale. Le abitazioni, le strade, i magazzini, gli opifici industriali vengono distrutti, non saranno più funzionali allo scopo per cui furono edificati. Le famiglie resteranno sul lastrico, le imprese cesseranno le loro produzioni, i lavoratori perderanno la loro occupazione. Nel caso del virus Covid 19, come tutti i virus tanto impalpabile, quieto e segreto, per circoscrivere la sua potenzialità di infettare, i governanti sono stati indotti a ridurre la nostra capacità di movimento fino ad obbligare, in un primo momento, le fabbriche e gli esercizi commerciali alla chiusura. Ma in tale circostanza non si è perduta la possibilità, una volta terminata l’emergenza, di ricominciare a produrre e forse ritrovare il propio posto di lavoro.
L’azienda non ha perso il suo patrimonio ma una parte del reddito annuale mantenendo intatta la sua capacità di produrlo. Il personale dipendente invece, se nel dopo lockdown o pandemia non dovesse essere richiamato al posto di lavoro, perderebbe oltreché una fonte di reddito anche l’idoneità a conseguirlo.
Casomai si ravvisasse un diritto o una necessità a causa di questa pandemia in che cosa dovrebbe consistere un “ristoro”?
Il Governo ha inoltre creduto opportuno offrire garanzie agli operatori economici per accedere al credito bancario ed anche devolvere un obolo a quanti microimprese, piccole e medie imprese operano nel web della nostra economia. Dico obolo perché di una piccola offerta in denaro si tratta e a fondo perduto ma inefficiente se l’intento è quello di stimolare il consumo interno, superflua per far affluire una liquidità a chi ha subito una diminuzione di incassi. E proprio la locuzione “ristoro” ben si presta, sa di recupero di un affaticamento che richiede ben altro ricostituente per essere sopito.

Nel 2003 furono riformate le norme riguardanti le società commerciali e si approfittò di introdurre per le società a responsabilità limitata (Srl) la norma che avrebbe consentito l’emissione dei “titoli di debito”. Così anche le più piccole Srl al pari delle società per azioni (Spa) che già avevano la possibilità di indebitarsi emettendo “obbligazioni”, avrebbero potuto chiedere denaro ai risparmiatori per lo sviluppo delle loro attività. Ma l’utilizzo dei “titoli di debito” non ha avuto granché fortuna per motivi di chiarezza normativa in merito alle garanzie nei confronti dei primi acquirenti di tali titoli, obbligatoriamente banche, assicurazioni, Sim ecc. cioè i cosiddetti operatori qualificati.
Con il decreto per il “rilancio” del sistema economico produttivo, rispuntano timidamente i “titoli di debito” alla cui sottoscrizione è finalizzato il Fondo Patrimonio PMI (piccole e medie imprese) appositamente istituito.
È da chiedersi perché non ampliare la base dell’imprenditoria tanto da essere autorizzata ad emettere “titoli di debito” cioè a richiedere denaro fresco che equivale a far confluire liquidità cioè i risparmi direttamente all’impresa? Le stesse garanzie offerte dallo Stato per far indebitare presso le banche i piccoli imprenditori potrebbero essere invece offerte ai risparmiatori per detenere “titoli di debito”. Peraltro, indirizzare l’imprenditore al credito bancario, può risultare una pratica che non sempre va a buon fine qualora non emergesse un merito al credito a seguito dell’istruttoria di affidamento che l’istituto bancario deve espletare.
Perché non facilitare il cambio della veste giuridica delle imprese individuali ed anche delle microimprese in Srl e defiscalizzare completamente gli interessi da corrispondersi sull’emissione del debito? Il risparmio, poco remunerato, sta triplicando dal momento dell’arrivo del Covid 19 ma sostanzialmente usato per investimenti finanziari se non inutilizzato, stagnante in banca. Non sarebbe forse più remunerato, produttivo e utile in special modo a rafforzare la capacità competitiva delle nostre aziende, ad innescare il sell out dei nostri esercizi commerciali ristoranti, bar, negozi nel mentre e non appena un vaccino faccia dileguare la pandemia?
Intervenire quindi con una politica di forte incentivazione delle emissioni di “obbligazioni” (Spa) e di “titoli di debito” (Srl) è un’opportunità a costo pressoché nullo per lo Stato e un’occasione quasi unica per delineare politiche industriali di medio lungo periodo che danno principalmente risposta anche a deterioramenti contingenti dell’economia.
Le emissioni di debito (obbligazioni e titoli di debito) infatti, possono essere modulate per arginare la perdita di occupazione, per far riacquisire tono alla debolezza della domanda interna, per la formazione delle risorse umane, per la revisione di business model e soprattutto per gli investimenti produttivi accrescendo così la capacità competitiva sul mercato domestico e sui mercati internazionali a pandemia scomparsa.
Ma tutto ciò presuppone un deciso, fermo e corretto indirizzo da parte del Governo che dettato il protocollo di sicurezza da rispettare per evitare il contagio da Covid 19 lasci ai suoi cittadini la piena responsabilità di comportamento. Del resto, non è stato per noi un vanto, forse fin troppo messo in mostra, per il comportamento corretto tenuto nel corso della prima ondata di contagio?
Presuppone altrettanti corretti programmi di azione - questi, a loro volta sottintendono una strategia governativa oggi inesistente - per preoccuparsi di riordinare e rafforzare nel più breve tempo possibile, il sistema sanitario e dell’istruzione a cui potevano già destinarsi gli oltre 20 miliardi stanziati a fondo perduto per il “ristoro” (cifra molto vicina alla metà di un eventuale prestito Mes).
Mobilitare così attraverso una massiccia campagna di comunicazione il “risparmio delle famiglie” cioè la risorsa per antonomasia da utilizzare in momenti di eventi inaspettati e indesiderabili sarebbe la cosa migliore da fare.

Quando si cerca di spiegare il deficit del bilancio pubblico, si prende a riferimento la famiglia (per la verità, molte altre volte si prende ad esempio la famiglia quando si parla di economia). Si dice: quando si spende più di quanto si guadagna, in famiglia si creano debiti e così è per il bilancio pubblico. Si può però facilmente proseguire l’esempio osservando che quando in famiglia capita di dover sostenere ingenti spese impreviste, prima di far debito può attingersi al risparmio.
Continua ad essere un esempio calzante quello di riferirsi a quanto succede in famiglia nel caso dell’avvento del Covid 19 un evento per l’appunto inaspettato. Un evento imponderabile di tale portata non può che richiedere, prima di far debito, l’uso dei risparmi.
Il “ristoro” a fondo perduto è un debito che lo Stato deve mettere in conto alle generazioni future costrette a lavorare sodo ma non per saldare il debito perché il debito pubblico non si salda mai. Nel nostro sistema economico si sostiene soltanto. E si dovrà sostenere strenuamente contribuendo allo sviluppo del Pil (prodotto interno lordo) con il lavoro e il capitale, quindi con grossi sacrifici per produrre beni e servizi utili a tutta la comunità per evitare che non arrivino decisori dall’esterno (vedi la cosiddetta troika).
In questo stato di pandemia in cui un virus riesce ad infettare 30, 40, 50 mila e forse più persone al giorno non risparmiando i più deboli che purtroppo ci lasciano per altri lidi e che continua con ondate la sua opera demolitrice, non dovremmo intimorirci soffocando ogni attività produttiva del Paese, certamente prendendo le dovute precauzioni secondo protocolli suggeriti dagli esperti. E ciò dal lato dell’economia può realizzarsi stimolando i risparmi facendoli confluire in azienda. Anche la Commissione europea ha adottato delle misure temporanee per consentire agli Stati membri di garantire che le imprese di tutti i tipi dispongano di liquidità sufficiente e preservare la continuità dell’attività economica durante e dopo l’epidemia di Covid 19. Perché non farlo con i risparmi?