Quale aiuto dallo Stato?

Quale aiuto dallo Stato?


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La stima dell’evasione fatta dal Mef (Ministero dell’economia e delle finanze: Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva anno 2019) è di circa 109 miliardi l’anno. L’Istat per il 2016 e 2017 ci informa che i settori che concorrono di più, in modo significativo, nel sotto dichiarato, sono il commercio, i trasporti, l’alloggio e ristorazione, le costruzioni e i servizi professionali. Non teniamo conto poi del gettito fiscale rinunciato nel 2009 con la procedura di voluntary disclosure (vedi: Paolo Biondani - 12/02/2015, L’Espresso).
Il risparmio continua ad aumentare (oltre 25 miliardi in più nei conti bancari dopo il Sars Covid 2) deprimendo ovviamente i consumi. Oggi, mediamente un quarto del reddito lo destiniamo al risparmio (un operaio il 18% circa 7 punti in meno). Peraltro, dall’ultima indagine campionaria della Banca d’Italia, la quota di famiglie indebitate ha continuato a ridursi, al 21 per cento; il valore del rapporto tra l’ammontare complessivo dei debiti familiari e il reddito è sceso al 63 per cento, dal picco dell’80 registrato nel 2012.

Tra il 2006 e il 2016, la flessione della quota di famiglie indebitate ha interessato quasi esclusivamente quelle il cui capofamiglia aveva al più 45 anni passando dal 38 al 29 per cento tuttavia è rimasta stabile attorno al 17 per cento la quota di chi era indebitato per acquisto o ristrutturazione di immobili (Fonte: Banca d’Italia - Indagine sui bilanci delle famiglie italiane 12 Marzo 2018). Oggi circa il 70% delle famiglie è proprietario dell’abitazione in cui risiede, un ulteriore 20% la abita in affitto e l’altro 10% circa la utilizza ad altro titolo.
Questo è il quadro che il nostro Governo dovrebbe avere sotto gli occhi per poter decidere gli aiuti da dispensare.

L’evasione con grande meraviglia, si rivela un punto di forza, una “immunità fiscale di gregge” che ci torna utile per fronteggiare il danno economico che pure il virus ha prodotto (ma spero si perda tale immunità in attesa di una eventuale seconda ondata di pandemia). E’ questa però una effettiva realtà. Si tratta di denari che abbiamo in tasca e non sono di peso allo Stato. E allora quale aiuto dovremmo attenderci per risollevarci dal raffreddamento forzato dal lockdown della nostra economia? L’azienda (la macchina), prosegue la sua attività pur dovendo ridurre i volumi di produzione, il fatturato, aver perso reddito, impegnandosi a rivedere magari il proprio business model, il piano degli investimenti, le azioni di marketing.
Per recuperare il loro equilibrio economico e finanziario forse a breve le aziende dovranno licenziare i propri dipendenti i quali perderebbero il loro reddito ma anche la “macchina” che lo produce.
E allora la soluzione per individuare l’aiuto di Stato dove possiamo ricercarla? Facilmente nelle aziende e nelle risorse umane, tra chi perde reddito e chi perde invece reddito e “macchina” che lo produce. Credo sia di buon senso che poi si rivela buona politica, dare subito aiuti a chi perde reddito e possibilità di produrlo ed è un buon motivo, se pensiamo all’istituzione del "reddito di cittadinanza", a quello di "emergenza" e ad altri tipi reddito (vedi ad esempio la cassa integrazione), per migliorare nettamente tali istituzioni che se pessime al momento dell’ideazione, oggi tornano utili come l’evasione fiscale.
D’altra parte un aiuto non indifferente dovrebbe essere dato alla macchina (l’azienda) che produce reddito; alle aziende che non debbono essere lasciate al loro destino sostenendo invece la necessaria flessibilità per riposizionarsi sui mercati internazionali e domestico recuperando la necessaria produttività anche consentendo licenziamenti.
Quali gli strumenti per tutto ciò, per far fronte ad una emergenza e non a obiettivi di medio lungo periodo? Un particolare aiuto da attivare nel momento che stiamo attraversando con il Covid 19 che desta ancora preoccupazione, è l’acquisto del debito delle aziende da parte dello Stato. Per questo, possono idearsi linee di intervento diversificate come ad esempio per sostenere l’occupazione là dove sia richiesta, per licenziare quando sia indispensabile per il recupero della produttività, per incentivare gli investimenti qualora l’azienda intenda rinnovarsi, per compensare lo squilibrio dei flussi finanziari e così via. Peraltro, la norma sul “Rilancio” dell’economia prevede già seppure timidamente e in forma molto generica, restrittiva e limitativa, un tale intervento ma solo per aziende da 10 a 50 milioni di fatturato. Sarebbe stato invece opportuno estendere anche ai piccoli imprenditori (le cosiddette partite Iva) invitandoli a vestire la propria attività con forme societarie adeguate.

Ciò è facilmente realizzabile con emissione di titoli di debito pubblico (sono già stati emessi titoli per risparmiatori italiani del cui utilizzo non se ne sa granché!) che peseranno è vero sul bilancio dello Stato ma tanto quanto peserebbero i 40 miliardi di Mes (Meccanismo europeo di stabilità) seppure “alleggerito”, destinati però alla sola riforma della sanità e forse della scuola.
Prima del Covid 19 chi pensava ad una riforma della sanità? Chi caldeggiava una riforma della scuola, dell’amministrazione pubblica? tanto da spendere 40 miliardi. Nessuno dei partiti aveva e ha predisposto programmi scritti di tali riforme da discuterne, da condividerne i contenuti, da suggerirne l’implementazione. La scusa era che siamo un paese indebitato. Ora che potranno arrivare 209 miliardi dall’Europa, sono tutti pronti e concordi ad incassare ansando con la bava in bocca. Ma dimentichiamoci per il momento il Recovery fund il cui utilizzo ha cambiato destinazione, oggi è Next Generation EU e in ogni caso richiederà tempi lunghi di erogazione dopo naturalmente aver trovato gli acquirenti del debito europeo sui mercati finanziari. Ci sono forse programmi di riforme strutturali così come le richiede la politica di Recovery? Il Governo ha individuato le aree di intervento? Come e chi gestirà tali risorse?
Tuttavia i partiti con la loro voracità di spendere non molleranno la presa. Si accorderanno in breve su qualsiasi modalità e termini di spesa. Probabilmente contribuiranno ad accentuare l’inflazione tanto agognata dalla BCE!
Sono ormai passati molti giorni dalla fine del lockdown e come al solito il Governo, orientato dall’imminente competizione elettorale, ha preferito scegliere la distribuzione a pioggia di aiuti che si riveleranno inconsistenti al fine di stimolare la domanda di consumi. Cinque miliardi e più stanziati per il fondo perduto oltre crediti di imposta! Denari persi all’istante che prendono i rivoli del risparmio quando invece nel frattempo si poteva reagire, all’imprevisto che ci ha riservato il Sars-CoV2, con molta più efficacia ed efficienza. In questo particolare momento non si può negare l’“aiuto di Stato” che è invocato dagli stessi eventi. Si deve rispondere sostenendo decisamente il nostro apparato produttivo: aziende e lavoratori che soli possono dare l’abbrivo alla ripresa economica.