Successo o vittoria dopo le urne

Le nostre relazioni socio-politiche ed economiche si svolgono in un sistema di democrazia rappresentativa. Pertanto, in via del tutto generale, ognuno di noi potrebbe partecipare all'assunzione delle decisioni di governo del paese ma ben si comprende che ciò non è praticamente fattibile se non prevedendo istituzioni che selezionano i partecipanti fino ad arrivare al Consiglio dei ministri con a capo il suo Presidente (alcuni pensano di ricorrere a Internet ma questo tipo di partecipazione richiede una sicurezza inviolabile che ad oggi non è assicurata).
Attraverso questo processo di sfoltimento, emergono coloro che a vario titolo ci rappresentano, presiedono le stesse istituzioni, assumono decisioni di governo.
La prima selezione avviene con il sistema delle elezioni politiche il cui scopo è quello di suddividere la torta fra i partiti politici, rappresentata dall'universo degli elettori.
Così al traguardo della competizione elettorale si celebra chi ha vinto o chi ha avuto successo?
Dire che un partito (A) si è attestato, ad esempio, al 32% e un altro (B) al 15% e un altro ancora (C) al 27% dei voti espressi, vuol dire che hanno avuto degli esiti positivi sul totale del 100% degli elettori poiché alcuni partiti avrebbero potuto acquisire solo una percentuale pari allo 0% (D). Gli esiti positivi sono quindi in numero di tre: A, B e C. E' peraltro comprensibile che in tale circostanza, su una scala ordinale, la sequenza da rispettare non potrà che essere: A, C, B ed infine D.
Tuttavia, se la competizione elettorale non fosse una competizione unica ma dovesse ripetersi nel tempo, ciò che ho denominato come esiti positivi, andrebbe meglio precisato.
Infatti, se ad una tornata successiva A dovesse raggiungere il 29%, B il 14%, C il 28% e D il 5% come si disporrebbero i partiti nella stessa scala ordinale? Notiamo subito che questa volta gli esiti positivi sono 4 - incluso D con il 5% - la sequenza invece rimarrà quella che era e cioè A, C, B e D?
A me sembra che debba ordinarsi come segue: D, C, B e infine A in considerazione dei seguenti esiti negativi rispetto alla precedente competizione elettorale: A = -12,5%, B = - 6,67%, e di quelli positivi C = + 3,7%, D = > 100% (per semplificare!).
Vediamo ora chi dovrebbe sedersi ad un eventuale tavolo della trattativa.
Per giungere ad un accordo, al tavolo negoziale, dovranno sedersi i soggetti che avranno conseguito il successo ma si assumeranno decisioni in proporzione ai pesi percentuali di ciascuno di essi.
Tutto ciò per porre in evidenza come in una successione di competizioni, l'esito positivo e cioè il successo (elettorale) non corrisponde più alle quote proporzionali di voti acquisite ma debba riconoscersi con riferimento ad una situazione iniziale. Le quote peraltro, giustificano solo un diritto di vedersi riconosciute le proprie argomentazioni, necessarie e sufficienti ad assumere le scelte da fare. Faccio notare che essendo noi in un sistema democratico, non possiamo ad esempio, disconoscere la partecipazione di D nell'esempio di cui sopra.
Fino ad ora ho parlato di esiti positivi che hanno identificato il successo delle parti non facendo riferimento né a vinti né a vincitori.
Credo che nelle consultazioni politiche infatti, non si possa parlare mai di vincitori e quindi specularmente di vinti. La vittoria, di per sé, è un risultato di superiorità che si consegue per contrapposizione di soggetti e implica una volontà dell'uno di prevalere sull'altro. I gruppi politici, partecipando alle consultazioni, sono invece assegnatari di quote elettorali quindi non saranno mai i contendenti degli elettori.
Così per rispondere alla domanda che ci siamo posti più sopra, siamo propensi a ritenere che dovrà celebrarsi chi ha ottenuto successo poichè in tal caso, non vi sono mai vincitori.